San Giovanni Battista

Una vera pinacoteca

Dossena è una delle località più antiche della Valle Brembana così come la sua chiesa, che fu la prima chiesa battesimale del territorio e investita del ruolo di Pieve già dall’alto medioevo. Della chiesa primitiva rimangono solamente le fondamenta sotto la pavimentazione di quella attuale, poiché, edificio centrale nella vita della comunità lungo i secoli, ha sempre subìto le trasformazioni delle varie epoche restando al passo coi tempi e con i vari stili architettonici che si sono susseguiti nel tempo. Osservandone la facciata possiamo cogliere elementi romanici della chiesa dell’anno mille inscritte nel principale prospetto cinque-seicentesco, e le varie aggiunte apportate prima nel 1700 e poi nel 1800. Diversi stili che si fondono con armonia e rivelano al loro interno il tesoro più prezioso: opere d’arte provenienti da Venezia o da altre parti d’Italia e d’Europa, donate da illustri concittadini emigrati in cerca di fortuna, come la decollazione di San Giovanni Battista del Veronese, il Battesimo di Gesù di Francesco Rizzo da Santacroce, il ciclo della Passione di Cristo del Ridolfi e i vari Santi dipinti da Carlo Ceresa; la Sant’Orsola del Rubens o la Madonna de los Remedios proveniente da Siviglia e altri ancora, tutti da ammirare!

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  • Accesso: Via Chiesa

  • Durata: 60 minuti circa

  • Visitabile anche in caso di maltempo

  • Prenotazione: via mail, anticipata

  • Età minima: Nessuna

  • Accessibilità: Accessibile a disabili

Cronologia essenziale

Dalle origini ai giorni nostri

  • V-VII secolo d.C. sorse in Dossena la prima chiesa di tutta la Valle Brembana. Le antiche fondamenta sono ancora presenti sotto il pavimento dell’attuale edificio. Probabilmente in origine luogo di preghiera molto modesto, venne innalzato al titolo di pieve proprio per l’antichità della sua fondazione. Le pievi furono istituite per governare ampie zone di territorio lontane dalle città, e quindi rivestirono anche un’importante funzione politica, oltre che religiosa.
  • Attorno all’anno mille la chiesa venne ampliata. Le fondamenta rivelano una pianta a singola navata e abside semicircolare all’altezza della cappella di San Giovanni Battista. Il portale e una delle finestre romaniche sono ancora visibili sull’attuale facciata.
  • La parrocchia di Lepreno fu la prima a separarsi dalla pieve di Dossena, rimanendo comunque sotto la sua giurisdizione.
  • Un documento firmato da Bernabò Visconti in cui sono elencate le tasse imposte al clero, dimostra che in Val Brembana esistevano all’epoca solamente due plebanie: quella di Almenno e quella di Dossena, che comprendeva tutta la valle superiore, esclusa la Val Taleggio fino a Fuipiano e seguendo il corso del fiume, tutto il territorio sulla riva sinistra.
  • La chiesa di San Martino Oltre la Goggia si separa dalla plebania di Dossena, istituendone una nuova sotto la sua giurisdizione, comprendendo tutto il territorio oltre la Goggia.
  • Il Vescovo Soranzo riconsacra la chiesa plebana di Dossena. La tradizione popolare sostiene che la chiesa antica andò distrutta quasi interamente in un incendio che causò la scomparsa di tutti gli antichi documenti attestanti l’istituzione della pieve.
  • Visita pastorale di San Carlo Borromeo. Il vescovo ritenne opportuno suggerire di adornare la chiesa, a suo avviso ancora un po’ spoglia. Sono già presenti la pala d’altare con il Battesimo di Gesù datato al 1524 e la pala all’altare della Madonna del Rosario, datato al 1515 entrambi attribuiti a Francesco Rizzo da Santacroce; inoltre è appena giunta dalla laguna “la decollazione di Giovanni il Battista” di Paolo Caliari detto il Veronese, commissionata dalla confraternita dei Bastazi in Venezia. Nel 1587 arriverà, sempre da Venezia, la pala di San Rocco Vito e Modesto di scuola veronesiana posta nell’altare a loro dedicato.
  • Negli anni tra il 1633 e il 1642 la chiesa e i suoi annessi subirono profonde trasformazioni: venne demolito l’antico Portico dei Morti, che occupava la parete nord della chiesa e fungeva da ingresso alla zona cimiteriale che circondava l’edificio sacro, per far spazio all’ampliamento dello stesso. Iniziò la costruzione dell’attuale Portico dei Morti, benedetto da San Gregorio Barbarigo nel 1661. Nel 1642 terminò la fabbrica del campanile. All’interno della chiesa le cappelle laterali acquistarono più profondità grazie all’allargamento dei muri perimetrali. Il soffitto venne alzato e si aprì una grande finestra al centro della facciata (oggi coperta dall’immagine di San Giovanni Battista).
  • 1642 giunse da Siviglia il quadro della Madonna de Los Remedios, copia di un’effigie della cattedrale spagnola a cui i dossenesi si affidarono per scampare alle varie epidemie e carestie.
  • Negli anni centrali del 1600 giunsero a Dossena moltissimi dipinti e oggetti sacri di grande valore.
  • Tra il 1704 e il 1709 l’arciprete Giovanni Sandri apre un nuovo cantiere attorno alla chiesa: allarga ulteriormente la planimetria dell’edificio, costruendo ex-novo la parete sud, e cioè la porta degli uomini e le cappelle di San Giuseppe e quella dell’Altare dei Morti. L’aggiunta della parte muraria è ancora oggi ben visibile sulla facciata principale, dove si nota il termine dei muri cinquecenteschi ben segnalato da una scanalatura verticale nella pietra all’altezza della connessione con i muri settecenteschi.
  • All’interno si allargò il presbiterio e aumentò di profondità il coro, a pianta quadrata. Negli scavi vennero alla luce le tombe degli antichi arcipreti, posti sotto l’altare, all’altezza di dove oggi ci sono i gradini del presbiterio. Le ossa rinvenute vennero trasferite nelle cripte scavate appositamente sotto al sagrato, fino ad allora roccioso e irregolare e appianato proprio in quell’occasione.
  • Con l’editto di Saint Cloud Napoleone regola le norme sui cimiteri e impone che essi siano costruiti fuori dai centri abitati. A Dossena si cessa di seppellire i morti sotto al sagrato.
  • La popolazione fa il primo Voto di preghiera alla Madonna Addolorata per essere salvati dal colera che imperversa in tutta l’Europa.
  • Viene modificato il coro, da quadrato a semicircolare e viene apportata l’ultima modifica della facciata della chiesa.
  • I dossenesi si affidano di nuovo alla Madonna con un secondo Voto per scampare all’epidemia di tifo
  • Il popolo si vota per la terza volta alla Madonna Addolorata a causa del ritorno del colera e nel 1858 viene commissionato a Luigi Carrara di Zorzone la scultura della Madonna Addolorata come compimento del terzo voto.
  • I lavori alla facciata della chiesa portano a vista le varie fasi architettoniche relative alle varie epoche.
  • Gli scavi per il rifacimento del pavimento della chiesa portano alla luce 15 tombe di varie epoche poste entro le fondamenta antiche dell’edificio sacro.
  • 1990-91. Ultimo adeguamento liturgico ai dettami del Concilio Vaticano II con sostituzione del precedente altare ottocentesco e modifica delle suppellettili del presbiterio.
  • V-VII secolo d.C. sorse in Dossena la prima chiesa di tutta la Valle Brembana. Le antiche fondamenta sono ancora presenti sotto il pavimento dell’attuale edificio. Probabilmente in origine luogo di preghiera molto modesto, venne innalzato al titolo di pieve proprio per l’antichità della sua fondazione. Le pievi furono istituite per governare ampie zone di territorio lontane dalle città, e quindi rivestirono anche un’importante funzione politica, oltre che religiosa.
  • Attorno all’anno mille la chiesa venne ampliata. Le fondamenta rivelano una pianta a singola navata e abside semicircolare all’altezza della cappella di San Giovanni Battista. Il portale e una delle finestre romaniche sono ancora visibili sull’attuale facciata.
  • La parrocchia di Lepreno fu la prima a separarsi dalla pieve di Dossena, rimanendo comunque sotto la sua giurisdizione.
  • Un documento firmato da Bernabò Visconti in cui sono elencate le tasse imposte al clero, dimostra che in Val Brembana esistevano all’epoca solamente due plebanie: quella di Almenno e quella di Dossena, che comprendeva tutta la valle superiore, esclusa la Val Taleggio fino a Fuipiano e seguendo il corso del fiume, tutto il territorio sulla riva sinistra.
  • La chiesa di San Martino Oltre la Goggia si separa dalla plebania di Dossena, istituendone una nuova sotto la sua giurisdizione, comprendendo tutto il territorio oltre la Goggia.
  • Il Vescovo Soranzo riconsacra la chiesa plebana di Dossena. La tradizione popolare sostiene che la chiesa antica andò distrutta quasi interamente in un incendio che causò la scomparsa di tutti gli antichi documenti attestanti l’istituzione della pieve.
  • Visita pastorale di San Carlo Borromeo. Il vescovo ritenne opportuno suggerire di adornare la chiesa, a suo avviso ancora un po’ spoglia. Sono già presenti la pala d’altare con il Battesimo di Gesù datato al 1524 e la pala all’altare della Madonna del Rosario, datato al 1515 entrambi attribuiti a Francesco Rizzo da Santacroce; inoltre è appena giunta dalla laguna “la decollazione di Giovanni il Battista” di Paolo Caliari detto il Veronese, commissionata dalla confraternita dei Bastazi in Venezia. Nel 1587 arriverà, sempre da Venezia, la pala di San Rocco Vito e Modesto di scuola veronesiana posta nell’altare a loro dedicato.
  • Negli anni tra il 1633 e il 1642 la chiesa e i suoi annessi subirono profonde trasformazioni: venne demolito l’antico Portico dei Morti, che occupava la parete nord della chiesa e fungeva da ingresso alla zona cimiteriale che circondava l’edificio sacro, per far spazio all’ampliamento dello stesso. Iniziò la costruzione dell’attuale Portico dei Morti, benedetto da San Gregorio Barbarigo nel 1661. Nel 1642 terminò la fabbrica del campanile. All’interno della chiesa le cappelle laterali acquistarono più profondità grazie all’allargamento dei muri perimetrali. Il soffitto venne alzato e si aprì una grande finestra al centro della facciata (oggi coperta dall’immagine di San Giovanni Battista).
  • 1642 giunse da Siviglia il quadro della Madonna de Los Remedios, copia di un’effigie della cattedrale spagnola a cui i dossenesi si affidarono per scampare alle varie epidemie e carestie.
  • Negli anni centrali del 1600 giunsero a Dossena moltissimi dipinti e oggetti sacri di grande valore.
  • Tra il 1704 e il 1709 l’arciprete Giovanni Sandri apre un nuovo cantiere attorno alla chiesa: allarga ulteriormente la planimetria dell’edificio, costruendo ex-novo la parete sud, e cioè la porta degli uomini e le cappelle di San Giuseppe e quella dell’Altare dei Morti. L’aggiunta della parte muraria è ancora oggi ben visibile sulla facciata principale, dove si nota il termine dei muri cinquecenteschi ben segnalato da una scanalatura verticale nella pietra all’altezza della connessione con i muri settecenteschi.
  • All’interno si allargò il presbiterio e aumentò di profondità il coro, a pianta quadrata. Negli scavi vennero alla luce le tombe degli antichi arcipreti, posti sotto l’altare, all’altezza di dove oggi ci sono i gradini del presbiterio. Le ossa rinvenute vennero trasferite nelle cripte scavate appositamente sotto al sagrato, fino ad allora roccioso e irregolare e appianato proprio in quell’occasione.
  • Con l’editto di Saint Cloud Napoleone regola le norme sui cimiteri e impone che essi siano costruiti fuori dai centri abitati. A Dossena si cessa di seppellire i morti sotto al sagrato.
  • La popolazione fa il primo Voto di preghiera alla Madonna Addolorata per essere salvati dal colera che imperversa in tutta l’Europa.
  • Viene modificato il coro, da quadrato a semicircolare e viene apportata l’ultima modifica della facciata della chiesa.
  • I dossenesi si affidano di nuovo alla Madonna con un secondo Voto per scampare all’epidemia di tifo
  • Il popolo si vota per la terza volta alla Madonna Addolorata a causa del ritorno del colera e nel 1858 viene commissionato a Luigi Carrara di Zorzone la scultura della Madonna Addolorata come compimento del terzo voto.
  • I lavori alla facciata della chiesa portano a vista le varie fasi architettoniche relative alle varie epoche.
  • Gli scavi per il rifacimento del pavimento della chiesa portano alla luce 15 tombe di varie epoche poste entro le fondamenta antiche dell’edificio sacro.
  • 1990-91. Ultimo adeguamento liturgico ai dettami del Concilio Vaticano II con sostituzione del precedente altare ottocentesco e modifica delle suppellettili del presbiterio.